Demenza, le variazioni del peso corporeo nella mezza età possono prevederne il rischio

L’andamento del peso corporeo nell’arco della vita può predire la futura comparsa di demenza, almeno secondo quanto conclude un articolo pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia e firmato dai ricercatori della Boston University in collaborazione con il Peking Union Medical College.

«A causa del numero globale di ammalati, attualmente stimato a 55 milioni ma previsto in aumento entro il 2050, la demenza è uno scottante argomento di salute pubblica globale» esordisce Jinlei Li, primo nome della ricerca, aggiungendo che l’indice di massa corporea (BMI), usato come misura dell’obesità, è stato associato a un aumentato rischio di demenza, ma che tale correlazione resta oggetto di dibattito. «Sebbene vi sia accordo sul fatto che il declino del BMI correli con un aumento delle probabilità di sviluppare demenza, abbiamo ipotizzato che gli individui il cui BMI aumenta nella mezza età per diminuire negli anni successivi abbiano maggiori probabilità di ammalarsi» scrivono gli autori, che per verificare l’ipotesi hanno analizzato i dati del Framingham Heart Study iniziato nel 1971, incrociando le valutazioni del BMI registrate ogni 2-4 anni con i tassi di demenza incidente raccolti in quattro decenni. E confrontando diversi modelli di peso (stabilità, incremento, riduzione) tra chi aveva ricevuto o no una diagnosi di demenza, i ricercatori hanno identificato un sottogruppo di pazienti con un BMI in aumento seguito da un calo, entrambi verificatisi nella mezza età, in cui l’associazione BMI-demenza era particolarmente significativa.

«Se un costante aumento di peso, comune quando si invecchia, è seguito da una inaspettata perdita di peso dopo la mezza età, potrebbe essere utile consultare il proprio medico e individuarne il motivo» riprende Li. E conclude: «La demenza non è necessariamente inevitabile, e il monitoraggio di indicatori di rischio di facile rilevazione come il peso corporeo potrebbe offrire un’opportunità di diagnosi e intervento precoce in grado di modificare la storia naturale della malattia».

Alzheimer’s & Dementia 2022. Doi: 10.1002/alz.12839
https://doi.org/10.1002/alz.12839