Molti conoscono la storia di Manuel Bortuzzo, giovane nuotatore ferito nel febbraio 2019 e rimasto paralizzato a causa di una lesione del midollo spinale incompleta. Oggi la ricerca sta compiendo degli importanti passi in avanti per far sì che in futuro persone come Manuel, con lesioni midollari di vario genere, possano tornare a camminare.
Un gruppo della Scuola politecnica federale di Losanna (in sigla Epfl), già impegnato da anni in questo lavoro, ha appena messo a punto un nuovo approccio terapeutico basato sulla stimolazione elettrica, su elettrodi impiantati nel midollo spinale. A distanza di poche ore dall’attivazione del sistema, 3 pazienti paralizzati con lesioni midollari complete – una situazione ancora meno favorevole rispetto al caso di quelle incomplete – si sono alzati e sono riusciti a camminare e controllare i movimenti del busto. Già nel 2018 lo stesso team di ricerca aveva mostrato le foto dei primi pazienti trattati con successo con un metodo simile. Lo studio, ancora preliminare ma promettente, è pubblicato su Nature Medicine.
L’approccio si basa su una stimolazione elettrica continua del midollo spinale mediante l’impiego di neuro-tecnologie concepite e sviluppate per trattare il dolore. La novità degli ultimi anni è dunque l’estensione di questo approccio ai pazienti con lesioni del midollo alla base della perdita delle funzioni motorie.
Ancora il condizionale è d’obbligo, dato che la sperimentazione è in corso e l’approccio è iniziale e testato su pochi pazienti. Fatta questa premessa, il risultato di oggi è certamente incoraggiante. Il gruppo, guidato da Grégoire Courtine della Epfl di Losanna, aveva presentato nel 2018 i primi dati positivi: questi erano stati annunciati e descritti dalla stampa come una breakthrough, ovvero un avanzamento, in un certo settore, che segna un cambio di rotta.
Oggi i risultati si rafforzano, con nuove prove di efficacia su tre persone con lesioni midollari complete. La differenza fra lesioni complete e incomplete risiede nella connessione sensoriale e motoria tra il cervello e le zone al di sotto della zona danneggiata: quando è del tutto assente, in generale, la lesione è completa. Gli autori hanno sviluppato un sistema ancora più sofisticato, con degli elettrodi sviluppati in maniera specifica per i casi trattati che sono controllati dall’esterno da un software basato sull’intelligenza artificiale.
Posizionati chirurgicamente al di sotto delle vertebre, direttamente sul midollo spinale, gli elettrodi stimolano in maniera ancora più precisa i nervi spinali associati al controllo del busto e ai muscoli delle gambe. Un tablet connesso in maniera wireless invia segnali a un pacemaker nell’addome del paziente. Questo a sua volta li trasferisce agli elettrodi che stimolano specifici neuroni. Modulando e regolando questi impianti si riesce ad attivare il midollo spinale in maniera simile a quanto riuscirebbe a fare il cervello.
L’esito è molto favorevole. Dopo poche ore dall’attivazione del sistema i pazienti si sono alzati e sono riusciti a muoversi. “Tutti e tre – commenta Courtine – sono stati in grado di stare in piedi, camminare, pedalare, nuotare e controllare i movimenti del busto entro un giorno dall’attivazione dei loro impianti”. A ciascuna attività e movimento corrisponde una stimolazione specifica, che può essere impostata attraverso il tablet.
Uno dei tre pazienti è Michel Roccati, un italiano rimasto paralizzato 4 anni fa in seguito a un incidente in moto. Ovviamente è necessario un training lungo e mirato per la ripresa delle funzioni motorie. Ma il tempo dà i suoi frutti. Secondo i ricercatori dopo vari mesi i progressi sono ancora più evidenti: i partecipanti hanno recuperato massa muscolare, erano in grado di muoversi in maniera autonoma e di prendere parte ad attività sociali come stare in piedi in un locale con altre persone e prendere un drink.
Galileo – Giornale di scienza, Viola Rita 7 Febbraio 2022